La percezione della luce cambia a differenti latitudini?
Il fenomeno della luce e la sua percezione sono di tutti gli esseri umani dotati del dono della vista. Ma percepiamo tutti la luce allo stesso modo? Se così fosse, perchè abbiamo una “cultura della luce” così diversa gli uni dagli altri? Come possiamo spiegare la percezione della luce e le differenti pratiche di illuminazione nelle diverse culture?
Questo articolo del Lighting Designer Andrea Levratti analizza e mette a confronto la luce naturale e quella artificiale a diverse latitudini.
Ho recentemente avuto la fortuna di visitare il Perù e di attraversare la linea dell’equatore per la prima volta in vita mia.
Nel corso del viaggio in questo fantastico paese e le sue bellezze (incluso il cibo eccellente), ho trascorso del tempo a Máncora, un piccolo villaggio nel nord del paese dove ho soggiornato in una pensione di proprietà di vecchi amici.
Era in corso una ristrutturazione soft dell’immobile sia all' interno che all’esterno e non sono riuscito a resistere alla tentazione di dare qualche consiglio di illuminazione ai tre proprietari che provengono da Argentina, Colombia e Italia.
Ci siamo confrontati sull’importanza della percezione degli spazi e e li ho visti realizzare alcuni interventi in maniera efficiente ed efficace dal punto di vista del contenimento dei costi, esaltando l’estetica e la percezione degli spazi e riducendo il numero delle luci.
Uno dei punti chiave è stato il convincerli a passare da una temperatura di colore fredda ad una calda. Nella mia esperienza, i toni di luce caldi si adattano meglio agli spazi ricettivi ma, prima di spiegare ai miei amici il perchè, ho posto loro una semplice domanda: “ Cosa vi ha portati a scegliere una temperatura di colore fredda anziché una calda?”
Volevo comprendere la percezione soggettiva prima di spiegare il mio punto di vista e le risposte sono state interessanti.
L’amico italiano ha risposto: “Avrei preferito la luce calda perchè comunica comfort e relax ma i due terzi di noi hanno votato per la luce fredda”.
Gli amici argentino e colombiano hanno replicato: “ Con la luce calda non riusciremmo a vedere!”
Ho trovato queste risposte interessanti e ho iniziato a fare delle ricerche per appurare se la latitudine a cui le persone vivono può fare una tale differenza nella percezione della luce e guidare la scelta della temperatura colore della luce artificiale.
Dopo aver parlato del ritmo circadiano* e di altri fattori ed averli convinti a tenere conto di questo, ci siamo recati in qualche negozio locale di illuminazione dove, senza grande sorpresa, le risposte che mi avevano dato si tradussero in una realtà su scala più ampia: molti dei prodotti di illuminazione in vendita avevano temperature di colore fredde e la richiesta di “Luz Amarilla” (bianco caldo in spagnolo) non aveva successo per la maggior parte dei prodotti.
IIl ritmo circadiano* è un “orologio biologico” interno che funziona h24 e regola i processi psicologici, comportamentali e mentali negli organismi viventi, inclusi i cicli sonno-veglia, la produzione di ormoni, la temperatura corporea ed il metabolismo. E’ regolato da fattori interni ed esterni, in primo luogo la luce ed aiuta a sincronizzare le funzioni naturali del corpo con il ciclo naturale giorno-notte.
Nella mia testa avevo pensato alla domanda originaria come un mini-sondaggio e il mettere in relazione le risposte dei miei amici con il fatto che la domanda crea l’offerta, ha valorizzato la teoria per cui c’è una relazione tra latitudine e percezione della luce.
La quantità di luce solare che un’area riceve può variare in base alla sua latitudine. In termini generali, le zone più vicine all’equatore ricevono una luce solare più intensa e sono caratterizzate in genere da un più alto numero di ore di luce diurna rispetto a quelle più vicine ai poli. Questo può influire sul modo in cui le persone percepiscono la luce e il colore e su come utilizzano la luce in architettura e nel design. Inoltre, la qualità della luce può essere diversa a differenti latitudini portando a variazioni nella percezione del colore e nel rendering.
Le persone che vivono più vicine all’equatore potrebbero optare per una illuminazione architetturale più fredda per controbilanciare l’intenso calore e luce solare del loro ambiente mentre chi vive più lontano dall’equatore potrebbe preferire una illuminazione più calda per integrare la scarsa luce solare.
Ad ogni modo, questa non è una legge scolpita nella pietra. Molti altri fattori, come le preferenze personali, le specifiche esigenze di illuminazione dello spazio, giocano un ruolo fondamentale nel determinare il tipo di illuminazione architetturale usata.
La scelta di una luce più calda o più fredda può essere influenzata anche dal tipo di attività che si svolgerà in quello spazio; ad esempio, uno spazio commerciale potrebbe necessitare di una luce più fredda per far risaltare al meglio degli abiti mentre uno spazio residenziale potrebbe richiedere una luce più calda per rendere lo spazio più accogliente e confortevole.
Andrea Levratti ha studiato Lighting Design all’Istituto Europeo del Design a Firenze, in Italia.
E’ associato IALD (International Association of Lighting Designers), AIDI (Associazione Italiana di Illuminazione) e LEED Green Associate (Leadership in Energy and Environmental Design).
Andrea è fondatore di Lightera (www.lightera.co.uk), uno studio di lighting design indipendente con sede a Londra (UK) e specializzato in illuminazione architetturale e artistica.
Studio Due coniuga conoscenze tecniche con design di alto livello ed esperienza.
Forniamo soluzioni dall'ideazione alla realizzazione per installazioni professionali che richiedono diverse temperature di colore bianco, bianco dinamico o RGBW.
Le soluzioni di illuminazione Studio Due prevedono una vasta gamma di proiettori e faretti disponibili come apparecchi da parete e da incasso, incluso un kit di strumenti per qualsiasi esigenza.
Per ogni soluzione sono disponibili accessori come antiabbagliamento, snoots e alette paraluce.