Marco Filibeck lavora al Teatro alla Scala dal 1985 ed è stato nominato Lighting Designer residente nel 2009. Ha coordinato e progettato l’illuminazione per le produzioni create dai più importanti registi d’opera, firmato le luci per moltissime produzioni di balletto classico e contemporaneo e creato il design di illuminazione per eventi di arte, moda e mostre fotografiche. Nel 2018 ha vinto il Premio Abbiati per le luci dello spettacolo “Hansel und Gretel” di Sven Eric Bechtolf al Teatro alla Scala. Ha inoltre realizzato la nuova illuminazione del Museo del Teatro alla Scala. Marco Filibeck è docente e coordinatore dei corsi per Lighting Design presso l’Accademia del Teatro alla Scala.
Lighting Designer: le origini
Lighting Designer in inglese significa “progettista della luce”, una professione relativamente nuova che non trova una corretta e attuale definizione in lingua italiana. In teatro, fino a qualche decennio fa, la figura veniva definita “datore luci”: il più anziano ed esperto tra gli elettricisti letteralmente “dava la luce” ovvero si occupava in modo empirico di illuminare gli spettacoli cercando nel contempo una valorizzazione dell’ambiente scenografico e realizzando di fatto ciò che poi sarà definita luce funzionale.
Lo sviluppo della tecnologia, a partire dalla fine dell’ottocento con l’elettrificazione delle città e dei teatri, ha consentito l’inizio di un percorso che oggi delinea la materia luce come un linguaggio espressivo e che ha visto le sue prime applicazioni attraverso la ricerca di quel realismo caratteristico della fine del 1800, quando la ricerca illuminotecnica era orientata ad ottenere effetti di tipo naturalistico. La riproduzione di eventi naturali e più in generale il tentativo di riprodurre la realtà ha costituito la ricerca più importante di quegli anni. Dopo le avanguardie dell’inizio del 900 come Adolphe Appia, Mariano Fortuny e poi i futuristi e sperimentatori come Giacomo Balla, a partire dai primi anni 60 è iniziato uno sviluppo completamente nuovo in cui la ricerca delle potenzialità della luce era volta alla costruzione di un linguaggio espressivo e significante che ha visto i suoi maggiori esponenti nelle figure di Josef Svoboda e nelle ricerche di Giorgio Strehler in Europa e, a partire dagli anni 70, di Robert Wilson negli Stati Uniti. Il lighting designer contemporaneo sviluppa, quindi, un progetto secondo delle finalità che tendono a costruire una drammaturgia attraverso la luce. La luce così può trasformarsi in racconto, sostenere una storia rappresentata, contribuire in modo essenziale alla narrazione. Il panorama del lighting design è diventato oggi piuttosto complesso e va acquisendo un ruolo ed una importanza crescenti. La società contemporanea comunica attraverso l’immagine messaggi sia individuali che collettivi, di costume, di mercato, istituzionali e politici. E’ così facile intuire come la luce abbia, in questo contesto, un ruolo sempre più centrale e come il messaggio contemporaneo passi sempre di più attraverso il lavoro dei professionisti della luce. I campi di applicazione del lighting design si sono moltiplicati (moda, musei, architettura, design, città metropolitane si aggiungono a realtà storiche come teatro, cinema, live show e televisione) e le esperienze professionali dei lighting designer, nei loro diversi settori, entrando in comunicazione tra loro, generano una sorta di condivisione che abbatte le antiche divisioni settoriali. Grazie allo sviluppo tecnologico mondi creativi diversi, che in passato sviluppavano tecniche ed esperienze proprie, utilizzano prodotti e tecnologie comuni o assimilabili, come piattaforme digitali, sorgenti innovative come i led, sistemi di controllo, video editing, moving light ecc. In questo processo la poetica espressiva e l’estetica che guidano il progetto di illuminazione in qualsiasi campo si determinano attraverso la stessa contaminazione in atto per la componente tecnica. Le competenze del lighting designer contemporaneo si delineano da un lato in modo molto specialistico e dall’altro alimentando e sedimentando la propria cultura visiva, che attinge a tutti i settori esterni alla propria specifica attività. Quella del lighting designer è dunque ormai una figura professionale “globale” perche’ si sviluppa attraverso il travaso di conoscenze, applicazioni e ricerche tra ambiti professionali diversi.